lunedì 23 febbraio 2009

La "terribile" Santa Rita


Venerdì mi è successa una cosa che non auguro a nessuno. Come al solito ero a casa a svolgere il mio lavoro. C'era con me anche Francesco, mio figlio di sette anni, a casa anche lui per una piccola influenza. L'indomani ci sarebbe stata la Cresima di Guia e ho deciso di muovere alcune delle mie masserizie che avrebbero in qualche modo intralciato la libertà di movimento degli invitati. Tra queste anche una stampante OKI laser a colori - una macchina davvero ottima ma certamente non una piuma.
Non ho fatto molto; solo un piccolo movimento e di colpo - come Roger Rabbit - ho visto le stelline. Mi sono trovato sdraiato di schiena per terra e ogni volta che provavo a muovermi erano dolori lancinanti. Dopo 20 minuti di tentativi ho realizzato che mi ero beccato il peggior "colpo della strega" della storia e che per me ogni speranza di rialzarmi sarebbe stata vana. Nel frattempo Francesco aveva capito che qualcosa non andava bene con il papà ed era al mio capezzale pronto ad aiutarmi.
Mi sono fatto prestare il telefono ho chiamato prima mia moglie e poi il 188. Sono arrivati entrambi a distanza di pochi minuti e nel frattempo Francesco apriva la porta, forniva indicazioni ed era entrato in maniera non traumatica in quello che avevo cercato di presentare come un nuovo gioco. Dentro di me invece cresceva un dubbio sinistro: quando mi sarei rialzato?
Nel frattempo quelli del 118 si sono resi conto che l'unico modo di muovermi era con l'utilizzo di quella barella speciale che viene ricomposta sotto l'incidentato senza necessità di muoverlo. Tra una fitta e l'altra, hanno agganciato le cinghie, mi hanno immobilizzato come un salame per poi trasportarmi fino all'ambulanza e quindi partire alla volta della famigerata Clinica Santa Rita. Esattamente! Quella degli scandali e di quelli che entravano per una stupidata e uscivano operati per qualcosa che non avevano.
Panico! Arrivo verso le 12:30 e mi depositano in un angolo in attesa di essere visitato. Nel frattempo cerco di allontanare mia moglie e la invito a tornare a casa dal bambino. Non passa molto tempo e vengo visitato; a questo punto mi piantano una flebo in un braccio e mi dicono che ci saremmo visti tra un po' per le lastre. Panico di nuovo! Dentro di me mi chiedevo come mi avrebbero rimosso da quel lettino a cui mi sentivo saldato da un doppio strato di colla.
La flebo si esaurisce e mi trasportano in sala raggi. Una signora molto gentile e paziente mi invita ad alzarmi e mettermi di fronte alla macchina. Al primo tentativo sento una fitta che mi raggiunge il cervello. Sto per abbandonare ma alla fine decido di fare un altro tentativo. Meglio. Piano piano riesco a recuperare l'assetto verticale. Alla fine facciamo le lastre.
Nel frattempo abbandono definitivamente il lettino e trovo una comoda sedia. In realtà non era comoda ma la sola idea di essere seduto e non piazzato in orizzontale mi rincuora. Passa ancora un po' di tempo e mi chiamano per il referto. Tutto si riduce a uno strappo muscolare, prescrizione e due settimane di riposo. Dopo meno di nove ore dal mio ricovero nella "terribile" Clinica Santa Rita sono stato rimesso in piedi, ho una cura, sono sulla via di casa e - strano ma vero - non ho dovuto sborsare neppure un quattrino. Ma allora per trovare un'Italia che piace dobbiamo soffrire come delle bestie e spezzarci la schiena?

1 commento:

  1. Oh Vinz che avventura! Mi spiace... buona convalescenza.
    Ma non ci hai raccontato come è andata la Cresima di Guia.

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