venerdì 30 gennaio 2009

Il cantante morto in silenzio


Sono pochi giorni che è mancato Mino Reitano, uno dei principali esponenti della canzone italiana, e ad oggi sono ben pochi coloro che ne ha parlato. Povero Mino! Sfortunato nella vita ma anche nella morte.
La sua musica non era certamente quella che riempiva le sale, la sua presenza non era paragonabile a quella del Blasco nazionale e il suo spessore culturale era molto, molto lontano da quello di un Paolo Conte....ma era Mino! Il Mino che dall'estremo sud aveva avuto la forza di inseguire un sogno e costruire il suo "ranch" alle porte di Milano, ad Agrate Brianza; l'emigrante con il sorriso che lasciava trasparire le origini povere. I suoi discorsi erano sempre semplici, come la sua musica e il mondo che avrebbe voluto incontrare sulla sua strada.
Ma le cose non andarono così. Lui ebbe la stessa sfortuna di una brava cantante che ci ha lasciato tragicamente: Mia Martini, o Mimì come la chiamavano i pochi amici veri. Il mondo dello spettacolo a volte riesce ad essere crudele e rovinare le persone senza neppure toccarle, con il semplice brusio delle voci di corridoio. Per Mino fu così: si diceva che "portasse sfiga"...e la superstizione nel mondo dello spettacolo regna sovrana (nel vero senso della parola). Gli inviti erano rari e il povero Mino ha sempre dovuto lottare più degli altri per andare avanti. Attualmente non si trovano tanti contributi video su di lui...ho scelto uno dei suoi più grandi momenti di gioia. Se però proviamo a guardare oltre la commozione e l'entusiasmo ci accorgeremo che questa sua piccola grande vittoria non solo è un semplice riconoscimento, è una rivincita, una conferma sofferta e - tra le righe, nel semplice linguaggio di Mino - anche una denuncia.




giovedì 29 gennaio 2009

Lodi come Pamplona


Mi baso sulla notizia che ho appena letto e che subito mi ha fatto pensare alla spagnola Pamplona, all'Encierro e a un vecchio amico che ancora accusa i postumi di un cornata ricevuta in quell'occasione. Ma questa volta non si parla di Spagna e di spazi contrassegnati e controllati. Siamo a Lodi, alle porte di Milano e - a quanto riportano le agenzie - c'è un toro non ben identificato, che pare pesi oltre tre quintali e mezzo, che vaga non si sa bene in cerca di cosa. Non sono io a voler procurare falsi allarmismi; a quanto dicono sono coinvolti forze dell'ordine, Corpo forestale dello Stato, polizia, carabinieri, polizia locale e polizia provinciale. Certamente non si tratta di una stupidata, comunque la notizia ufficiale è qui.

Lo Scarabocchio di Google


Ieri mattina come al solito sono sceso dal letto molto presto e - superata la prima fase di acclimatamento alla vita in verticale - mi sono messo davanti al Mac. Dopo una rapida sbirciata alle notizie sono subito andato su Google per effettuare una ricerca e ho sgranato gli occhi. OK, non è una novità: a volte la testatina con il logo del motore di ricerca viene personalizzata in funzione di ricorrenze particolari ma ieri mi sembrava di avere problemi alla vista. Una volta superato il primo impatto una vocina dentro di me ha mormorato Pollock, Jackson Pollock!; ho subito riconosciuto il tratto caratteristico dei suoi "scarabocchi"e di colpo, oltre al concetto di action painting, sono riaffiorati una serie di ricordi che stazionavano nel limbo della mia mente.
Quando avevo più o meno diciotto anni ero convinto che Jackson Pollok fosse nero (anzi qui dovrei dire 'negro'): tutta colpa di Patti Smith, la grande cantante-potessa che ai tempi adoravo e che nella sua "Rock'n'roll Nigger" sancisce (al minuto 3:24) che: "Jackson Pollock was a nigger"! Furono gli insegnamenti universitari a decolorare correttamente la mia immagine dell'artista fino a riportarlo al suo colore naturale.
Ora, dopo tanti anni, riesco a capire Patti Smith e la sua canzone. Lei non parlava della pelle di Pollock (non ho resistito) ma della sua anima, del suo spirito creativo e della sua capacità di dissociarsi dal coro delle menti. Non a caso lo cita con Jimi Hendrix e a un altro grande rivoluzionario: Gesù Cristo (che viste le sue origini probabilmente aveva per davvero la pelle scura). 

mercoledì 28 gennaio 2009

La sindrome dello Scoiattolo










Hanno cominciato Paris Hilton e Lapo Elkann e ora il morbo dilaga sempre più. In giro se ne vedono a bizzeffe e le aziende stanno facendo di tutto per contribuire alla diffusione di questa tremenda epidemia, quella che confidenzialmente chiamo la "Sindrome dello Scoiattolo". Quando ti prende, le braccia si annichiliscono e assumono la classica postura da "ho agguantato la ghianda", i pollici si protendono invece verso l'eterno per migliorare la presa mentre lo sguardo diviene catatonico e assolutamente indifferente a quanto succede intorno.
La temibile "Ghianda dell'Alienazione" ha un nome, un nome che - guardacaso - riporta ai boschi alle siepi e alla natura: Blackberry (in italiano 'mora'). I sintomi della sindrome sono difficili da nascondere: l'udito diviene particolarmente sensibile e, come avviene con gli scoiattoli, vi sono rumori particolari (il classico 'boink' che segnala il ricevimento di un email) che causano reazioni incontrollate - a volte addirittura la fuga - non si può fare nulla se non assistere inermi. In alcuni casi il 'boink', dopo il primo sussulto, porta immediatamente all'estrazione della ghianda e al suo isterico smandruppamento. Durante questa fase il soggetto tipicamente produce strane espressioni, strizza gli occhi e a volte si lecca anche le labbra e perde completamente la percezione del mondo esterno. 
Molti tra i miei amici sono rimasti vittime del famigerato Blackberry e - tra le conseguenze più gravi - in alcuni casi ho riscontrato una quasi completa perdita dell'autonomia operativa. I raptus si susseguono, in macchina, in treno, in seggiovia, alcuni li ho addirittura visti portare la ghianda al gabinetto ma nessuno - dico nessuno - se ne è più liberato. Quindi, se vi propongono un Blackberry, pensateci bene: la Sindrome dello Scoiattolo è in agguato dietro l'angolo....e tra le vittime ci sono anche personaggi molto importanti.





martedì 27 gennaio 2009

Il Classico dei Classici


Una delle canzoni che nella storia della musica probabilmente ha trovato più interpretazioni è The House of the Rising Sun, un pezzo tradizionale americano che ha acquistato potenza e grande celebrità grazie all'interpretazione di Eric Burdon e degli Animals all'inzio degli anni 60. Questa prima versione moderna ha dato inizio a un processo creativo che nel corso degli anni - una dopo l'altra - ci ha regalato una miriade di nuove versioni che nella loro unicità costituiscono un piccolo filone musicale indipendente. In realtà nel 1962 viene pubblicato il primo album di Bob Dylan tra i pezzi contenuti c'è anche una versione della canzone in chiave tradizionale, sicuramente un omaggio al celebre Woody Guthrie, un punto di riferimento nella cultura del giovane cantautore che già in precedenza aveva ne aveva offerto una sua interpretazione folk. L'ascolto della canzone di offre un Bob Dylan che pochi conoscono: ai tempi non aveva ancora subito il grave incidente motociclistico che come conseguenza gli modificò la voce rendendola roca e così caratteristica come la conosciamo ora; da non dimenticare anche la versione di Joan Baez (cronologicamente e idealmente vicina a quella di Bob Dylan).
Il dopo Eric Burdon ha visto invece un'alternanza di musicisti più o meno importanti ma tutti determinati a cimentarsi con questo pezzo tradizionale. Mi sento di ricordare tra gli altri i Toto, una versione da brividi della mitica Nina Simone e una meno interessante ma comunque meritevole della prosperosa Dolly Parton. Ma la rassegna non finisce qui. The House of the Rising Sun ha coinvolto anche i BTO (Bachman Turner Overdrive), la "maledetta" Sinead O'Connor, che ci regala una versione struggente, l'italo-americano Bon Jovi, il preistorico Gary Glitter anche i tanto osannati Duran Duran. Ci sono passati pure i Muse, il re della chitarra acustica Tommy Emmanuel (che ce la regala in una interpretazione funky) e, in una versione non ufficiale tratta da un bootleg, anche i Beatles (francamente più una parodia tra amici che una canzone...ma vale comunque la menzione). Non mancano neppure le versioni italiane a partire dai Los Marcellos Ferials fino ai Bisonti, da Al Bano fino agli inossidabili e indistruttibili Pooh.
Ma in tutto questo mare grande di versioni ne preferisco una in particolare. Risale a un disco del 1987 realizzato David Johansen, ex leader dei New York Dolls, sotto lo preudonimo di Buster Pointdexter nell'omonimo album. Ancora adesso quando l'ascolto mi trasmette qualcosa;  ho fatto fatica a trovarne una versione pubblica su Internet ma alla fine ci sono riuscito ecco il link e buon ascolto!

lunedì 26 gennaio 2009

La voce delle Hawai


Israel Kamakawiwo Ole non rientra certamente nella schiera dei cantanti più famosi e popolari al mondo. Il suo nome risulta quasi impossibile da ricordare e difficile da pronunciare ma non si puo dire la stessa cosa della sua musica e della sua immagine. Ora purtroppo questo grande hawaiano da tempo non c'è più: è morto nel giugno del 1997 stroncato dai problemi respiratori procurati dalla sua obesità (aveva raggiunto i 370 Kg di peso). A noi rimangono comunque alcuni dischi e un medley (qui in particolare ho scelto una versione breve ma contenente le suggestive immagini del funerale di "IZ" - come lo chiamavano i confratelli hawaiani) che tutti conosciamo per la sua dolcezza e ancora adesso facciamo fatica ad associare all'immagine di un grasso e sgraziato gigante hawaiano. Questo "cavallo di battaglia" accorpa due canzoni molto popolari: Somewhere Over the Rainbow, un pezzo del 1939 scritto per Judy Garland e What a Wonderful World, un classico di Louis Armstrong. Il medley di Kamakawiwo ha acquisito identità propria regalando una nuova chiave di lettura a due composizioni che erano ben conosciute nella loro versione originale.
Ma in musica non esiste mai una versione assoluta, ogni brano si presta a nuove interpretazioni e ogni versione a volte è in grado di regalarci inaspettate emozioni. Qui sotto ho raccolto una Somewere over the Rainbow suonata da Tommy Emmanuel un musicista che ritengo essere uno tra i più grandi virtuosi della chitarra a livello mondiale. Per quanto riguarda infine What a Wonderful World ho voluto offrire spazio alla versione "punk" di Joey Ramone, un'interpretazione che ci regala un evergreen da una prospettiva che Louis Armstrong non avrebbe neppure potuto immaginare.






venerdì 23 gennaio 2009

Difficile da credere


A volte la cronaca riporta notizie che hanno dell'incredibile. Quella che è apparsa sui giornali questi giorni mi ha lasciato senza parola e basito al punto di non sapere se sorridere o rammaricarmi. In realtà i fatti sono drammatici ma le circostanze sono davvero uniche nel loro genere. In Molise un arzillo vecchietto di 94 anni ha trovato la forza per uccidere a colpi di attizzatoio la moglie di 50 più giovane di lui.
La cosa ancora più incredibile è che la coppia aveva alle spalle 23 anni di matrimonio e - facendo qualche semplice sottrazione - risulta che quando si sono sposati lei aveva 21 anni e lui 71. Infine mi metto dei panni del giudice che dovrà decidere le sorti di questo vecchietto: nel suo caso una condanna di cinque anni potrebbe avere gli stessi effetti di un ergastolo. In attesa della sentenza il gip ha già optato per gli arresti domiciliari.

giovedì 22 gennaio 2009

Il coraggio di cantare da Dio

Una volta ci voleva un gran coraggio a mettersi nei panni di Dio e cantare d fronte al proprio pubblico. Guccini e Gaber l'hanno fatto, entrambi a modo loro. Il primo in un disco poco conosciuto (Opera Buffa) si cala nelle vesti del creatore durante la Genesi e ci offre un'interpretazione davvero singolare e divertente della nascita del mondo e dell'uomo.
Diversa è la situazione di Io se fossi Dio di Giorgio Gaber. Il titolo prende spunto da S'i' Fosse Foco, Arderei 'l Mondo, un sonetto del poeta senese Cecco Angiolieri che si è dimostrato così attuale che lo stesso Fabrizio de Andrè scelse di metterlo in musica. I contenuti in questo caso sono molto caustici, Gaber adotta un testo forte e non risparmia nessuno, dai piccoli borghesi ai politici, fino a giornalisti e ogni schieramento di sinistra o di destra. Una canzone che ci lascia un Gaber nauseato, che non si vergogna a chiudere questa lunga canzone ammettendo che se fosse Dio si ritirerebbe a vivere in campagna.....proprio come ha scelto di fare. Ora mi chiedo quanti tra noi avrebbero voglia ai nostri giorni di abbandonare la visuale di questo squallido scenario politico e - come Gaber - ritirarci a vivere in campagna. Ma allora Toto Cutugno era davvero un pioniere!








mercoledì 21 gennaio 2009

Un italiano alla corte di Obama


Ci sono situazioni in cui mi sento un vero ignorante e questa è una di quelle. Da quando sono nato ascolto con passione ogni genere musicale ma - a differenza di tanti altri - non conoscevo Francesco Cafiso, un giovane sassofonista jazz siciliano che sta facendo parlare il mondo. Questo affermato musicista è stato infatti scelto per suonare con a Winton Marsalis alla cerimonia di insediamento di Obama. Lo hanno chiamato direttamente dagli USA per le sue capacità e noi? Noi ce ne siamo accorti?
Gli addetti al settore sicuramente sì, ma il grande pubblico non credo. Eppure importanti quotidiani e la stessa CNN hanno parlato di questo prodigio del Jazz e mi rammarico di essere tra coloro che lo hanno conosciuto solo ora. Negli Stati Uniti musica e potere spesso vanno a braccetto, anche Bill Clinton amava il sax ma nel nostro panorama spicca un altro musicista che sicuramente avrebbe fatto carte false per riuscire a soffiare il posto al nostro Francesco Cafiso nel suo concerto americano ed essere finalmente alla corte del tanto amato Obama.

martedì 20 gennaio 2009

Ma nessuno pensa ai metalmeccanici?


Ci sono persone con cui puoi essere certo che non avrai mai feeling. Personalmente sono sicuro che non andrò mai in vacanza con Vittorio Sgarbi. Non riesco proprio a nutrire per lui alcuna stima, l'unico merito che posso attribuirgli è la capacità di aggredire incoerentemente ogni essere vivente...purché faccia audience. Credo che anche il pubblico abbia imparato a conoscerlo e soprattutto a riconoscere a questo signore l'attenzione e il valore che merita.
La salute dei suoi conti è un indice più evidente di questa tendenza. A quanto pare Vittorio Sgarbi è riuscito a spendere molto più denaro di quanto ne ha incassato, al punto di essere oppresso dai debiti. Con l'umiltà e la coerenza che da sempre lo contraddistinguono si è quindi candidato per "lavorare" in uno di quei reality su cui livello qualitativo e culturale ha più volte avuto modo di sentenziare. Il cachet richiesto ammonta alla modica cifra di due milioni di Euro.
Ora mi chiedo se sia corretto che un anno di lavoro di un onesto metalmeccanico valga poche migliaia di Euro mentre un litigatore di professione possa pretendere tanto. Mi auguro solo che i dirigenti di Mediaset e di Endemol giungano alle mie stesse conclusioni e soprattutto non offendano con il loro operato chi è abituato a guadagnare i propri soldi con il sudore e il silenzio e non con le offese e le aggressioni verbali. Il problema è che ci sono problemi per tutti: per gli onesti metalmeccanici l'orizzonte è pieno di nuvole nere mentre e Vittorio Sgarbi sul proprio sito è arrivato addirittura a vendere i propri autografi, i libri e le monografie aziendali.




lunedì 19 gennaio 2009

Ci resta solo la rivoluzione?


Ogni volta che prendo un mano un giornale e provo ad scandagliare lo scenario politico mi viene la nausea. Ogni volta che mi chiedo da che parte potrei schierarmi rischio il rigetto. Ogni volta che penso al padre virtuale di tutti i blogger italiani l'istinto è quello di uscire con un grande, un grandissimo Vaffa...Quello che però mi ha sconvolto davvero è il mio padre vero, una persona moderata, rispettosa del prossimo e storicamente vicino al filone repubblicano. Si parlava dei vari politici e della povertà cronica dell'Italia che stiamo lasciando - come un uccellino agonizzante - delle mani dei nostri figli. Sono rimasto sconvolto quando, con la tranquillità che da sempre lo contraddistingue, il mio papa (classe 1930) mi ha raccontato che durante un recente viaggio in ha parlato con alcuni connazionali che vivevano in Inghilterra: tutti avevano una visione assolutamente negativa e pessimista dell'Italia. Per il classico cittadino Italiano purtroppo non esistono vie d'uscita: non esistono la destra o la sinistra, c'è solo un sistema che è in grado di cambiare solo i nomi dei partiti. Le battaglie politiche si fanno in televisione e i personaggi sono sempre gli stessi. Se poi guardiamo ogni cosa dalla parte di un normale cittadino che paga regolarmente le tasse ci rendiamo conto che è come tentare di riempire un colapasta: facciamo veramente acqua da tutte le parti. A questo punto ho sentito uscire dalla bocca di mio padre le parole che non mi sarei mai aspettato di sentire. In linea teorica l'unica carta che resta ai cittadini italiani per uscire da questa situazione che non ha soluzioni è la rivoluzione. Il classico "reset" di cui hanno parlato in molti. Il sogno del mio papà, mio e - credo - di tanti altri italiani nauseati è una candida utopia, un movimento incruento capace di destituire tutta l'attuale classe politica e di portarci a scegliere dei nuovi e onesti rappresentanti. Mi rendo conto che è solo un sogno: il problema è che quando riapro gli occhi mi trovo letteralmente proiettato nell'incubo della realtà, una realtà che non riesco ad accettare e in cui non mi riconosco.




venerdì 16 gennaio 2009

Gli amici del capellone di Arcore


Ci sono parole con cui nella vita è meglio essere avari: termine amicizia è una di queste. Gli amici sono una cosa rara e ho sempre sospettato di coloro che ne vantano vaste schiere. Quando qualcuno si rivolge a me con il classico "Ehi amico....!" provo un senso di disagio misto a fastidio perché avverto qualcosa che suona falso già in partenza. I miei amici (quelli veri) sono pochi e il nostro rapporto è cresciuto e si è consolidato nel corso degli anni. Sono persone che conosco bene, di cui ho stima e su cui posso sempre contare.
Ben differente è l'atteggiamento del Silvio nazionale, lui è capace di dispensare questo termine con grande generosità a cantanti, politici, compagni di università e persone di ogni tipo. A lui il merito (?) di aver traslocato il termine "amicizia" nel mondo della politica nazionale e internazionale. Indipendentemente dalla strumentalizzazione di un vocabolo trovo invece molto inquietante la sostanza di queste amicizie: sul piano internazionale sono stati scelti una serie di partner che - dal punto di vista dell'immagine pura - non sembrano in alcun modo migliorare la reputazione del nostro paese.
Ai tempi della guerra in Vietnam, Gianni Morandi cantava: "C'era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones". Ho sempre avuto a che ridire su questa frase. Chi apprezzava una delle due band normalmente non poteva amare l'altra - musicalmente erano gli opposti. Partendo da questa premessa e tornando ai conflitti dei nostri giorni possiamo certamente dire che se sei grande amico di Bush non puoi certo schierarti anche dalla parte di Obama che ne rappresenta l'esatto opposto.
Veniamo poi ai personaggi "scomodi". Se scegli di esporti dal punto di vista mediatico affiancando la tua immagine a quella di qualcun altro, si suppone che tu e il tuo paese possiate in qualche modo trarne dei benefici. Ma Gheddafi che cosa ci può dare? Un figlio calciatore? O i suoi "missili" personali?
E che dire di Putin? Ora che siamo in piena astinenza da gas il tanto amato compagno delle spensierate vacanze in Costa Smeralda sui media nazionali è già diventato "L'amico del Piffero" ma il bello è che chi scrive in maniera così irriverente è un ex-amico e collaboratore del nostro premier, il caro Vittorio Feltri. 
Alla fine appare evidente che una politica di questo genere non premia nessuno....dal video qui sotto pare proprio che Obama abbia già fatto le proprie scelte che all'orizzonte le nuvole siano scure......o dovremmo dire abbronzate?





giovedì 15 gennaio 2009

Ridere in chiesa?


Dopo il post di ieri sul "Pastore Tedesco" vorrei riprendere un attimo quota con qualcosa di più frivolo. Prima di tutto sfatiamo un mito: Andrea Bocelli non è solo un bravissimo tenore ma se ci si mette è in grado di far ridere ( e di gusto). Naturalmente per scatenare questa sua vena è necessario un apporto di qualità e una spinta DOC; qui ci vengono in aiuto il buon Fiorello e la sua fantastica trasmissione Viva Radio 2. Per quanto riguarda la materia prima vogliamo sfatare un altro mito: ci sono poesie del secolo scorso che sono in grado di trasmettere emozioni forti. Qui ne abbiamo una vagamente dissacratoria di Carlo Alberto Salustri, un poeta che non è passato alla storia per essere stato il padrino del cronista sportivo Sandro Ciotti, ma per la sua opera e che meglio conosciamo sotto lo pseudonimo di Trilussa.
Credo resti poco altro da dire se non che questa stupenda poesia è un gioco di fioretto sull'esile filo che divide la malizia dall'innocenza. In questo minuetto non si sfiora mai la volgarità e il risultato è sublime. Nella finestra video qui sotto trovate il file audio.....buon ascolto e buon divertimento.




mercoledì 14 gennaio 2009

Il papa da combattimento

In tanti anni di navigazione di Internet ho maturato una teoria molto personale che però ritengo essere efficace e veritiera: i motori di ricerca possono anche essere utilizzati come strumenti di sondaggio. Prendiamo questo ultimo papa: la mia impressione è che in meno di quattro anni di pontificato abbia completamente ridiscusso e annullato il frutto dell'azione diplomatica del suo predecessore. Come chiedere tutto ciò alla popolazione di Internet? Facilissimo. Sono andato su Google e ho digitato "Ratzinger attacca"; sono risultati 91.300 documenti. Ho ripetuto la stessa operazione sostituendo il suo nome con quello del pontefice precedente. Con Wojtyla il risultato si attesta a livelli incredibilmente più bassi: solo 16.100 - e non dimentichiamo la durata dei loro pontificati: il tedesco è papa da aprile del 2005, Wojtyla lo è stato per oltre 26 anni.
Il tedesco ha riportato in Vaticano una brezza (o sarebbe meglio dire brividi) da inquisizione. Ha fatto di tutto per allontanare le folle dalle chiese cercando di ripristinare il tanto amato concetto di "popolo bue".  Ciliegina sulla torta: la messa in latino. Se già le funzioni religiose sono noiose, priviamole del loro significato e rendiamole completamente incomprensibili alla quasi totalità della popolazione mondiale - veramente una bella mossa! Lasciamo stare i discorsi sulla contraccezione, sulla famiglia, sull'eutanasia e sull'accanimento terapeutico ma l'uscita di Ratzinger sulla depenalizzazione dell'omosessualità proprio non sono riuscito a digerirla.
La storia parla chiaro: tra tedeschi e francesi i rapporti non sono mai stati idilliaci. Ma quando attraverso l'ONU i francesi propongono ufficialmente una depenalizzazione a livello mondiale dell'omosessualità, il Vaticano ha scelto comunque di prendere una posizione contraria (cliccando qui trovate l'articolo di Repubblica). Ergo, secondo la chiesa cattolica è giusto che gli omosessuali vengano puntiti,  in alcuni casi uccisi, per il solo fatto di essere nati così. Ma che fine ha fatto il cristianesimo - quello vero? Qui si può disquisire per mesi sul fatto che sia giusto far morire un moribondo attaccato a una macchina tra sofferenze senza fine e quando ti chiedono di schierarti a favore di persone (uomini e donne) che soffrono, subiscono e muoiono per un'ingiustizia della natura, il nostro saggio pontefice scrolla il suo ditino e sancisce lapidario: "Nein"! 
Nossignori, questa non è la mia religione. Io non sono così. Ho appena riascoltato il Discorso della Luna di Papa Giovanni XXIII, ho percepito la bontà e l'amore che arrivavano dalle sue parole e - purtroppo - non riesco neppure a vederne l'ombra in ciò che mi arriva da questo papa tedesco. Forse era meglio dare retta ai Pitura Freska; il video è qui sotto.




martedì 13 gennaio 2009

Le priorità della paternità?

Non ha senso vantarsi per la propria anzianità, soprattutto se sulle tue spalle gravitano 48 anni di vita felice. In alcuni casi mi è capitato di godere di un qualche vantaggio temporale nei confronti di amici e conoscenti e ho anche avuto il privilegio di dispensare qualche consiglio. L'argomento che mi ha offerto lo spunto per salire in cattedra in più di un'occasione è stato quello della paternità. Non sembra, ma vissuta dal punto di vista maschile l'attesa di un figlio e la conseguente nascita possono anche avere dei risvolti traumatici. Le donne lo sanno bene: molti uomini sotto una scorza tanto dura nascondono tanta insicurezza e un'imponente fragilità.
Questo tallone d'Achille in alcuni momenti della vita è più evidente che mai e la paternità è uno di questi. I nove mesi che hanno preceduto la nascita di mia figlia li ho vissuti come un calvario, un periodo in cui non mi sentivo né carne né pesce. Sapevo che stava per succedere qualcosa di importante, che la mia vita sarebbe radicalmente cambiata, che sarei stato PADRE.....ma l'unico indice di questa paternità era la pancia di mia moglie che cresceva e qualche movimento inaspettato che il più delle volte neppure avvertivo. Che beffa! Meno male che il parto ha posto fine a questo limbo e finalmente ho potuto prendere possesso della mia nuova identità.
Ebbene sì, finalmente, dopo nove mesi, ho compreso cosa significasse essere padre. Era qualcosa di forte qualcosa che letteralmente sradicava le tue priorità per farti vedere il mondo da un altro punto di vista. Mi interessava meno della collezione di dischi, di fare il cretino con gli amici, di sentire le scariche di adrenalina mentre con la Ducati esageravo con le pieghe sulla Serravalle o di correre in montagna per una bella sciata in neve fresca. Ora mia figlia era il centro di tutto, io vivevo per lei e volevo godermi ogni istante della sua vita (poi con il secondo figlio  le cose cambiano radicalmente....).
Quando ho trovato qualche amico che stava affrontando la terribile "traghettata" dei nove mesi gli ho chiesto di scrivere su un foglio di carta le dieci cose che attualmente avevano un ruolo prioritario nella sua vita. Una volta concluso l'elenco il mio consiglio era il seguente: "Ora prendi questo foglietto, piegalo e fallo sparire nel tuo portafogli. Quando ti ricapiterà in mano dopo la nascita di tuo figlio ti accorgerai che di queste voci solo tre o quattro avranno ancora un significato". La morale è che nella vita è bello cambiare ed evolvere ma è necessario farlo con coerenza e soprattutto senza rinnegare nulla e mantenendo un percorso di crescita continua.
Concludo con un piccola perla: mi riferisco al filmato qui sotto. E' stato realizzato da un coppia di ragazzi americani che ogni giorno della gravidanza hanno scattato una foto nello stesso posto. Alla fine le immagini sono state montate in un video che in 20 secondi riassume i nove mesi di gravidanza......io lo trovo emozionante!!!



Te lo pulisco io.....il pesce

Quando ho visto questo filmato il mio pensiero ha subito pensato a lei, la (ex) regina delle televendite: Wanna Marchi, colei che ha promesso all'Italia girovita da vespa, vincite oltre ogni logica e la bellezza dimenticata della gioventù. L'oggetto di questo video promozionale non realizza certamente il sogno di tutti ma potrebbe (se funzionasse) aiutare molti in una pratica veramente fastidiosa che trova pochissimi sostenitori - forse gli unici ad apprezzarla sono gli orientali.
Fra tutte le associazioni sportive in Italia FIPSAS (Federazione Italiana Pesca Sportiva e Attivività Subacquee) è tra quelle che in Italia vantano il maggior numero di iscritti. Non è facile trovare uno specchio d'acqua in cui non siano presenti dei pescatori. Per le leggi della probabilità è lecito supporre che molti tra costoro - alla fine della giornata - abbiano effettuato un consistente numero di catture che prima o poi arriveranno sulle loro tavole.
Tipicamente, a questo punto, il testimone passa al pubblico femminile che ha l'incarico di gestire le procedure di pulizia e cottura del pesce. A dire il vero conosco anche pescatori che non amano il pesce e che putualmente regalano le loro prede ad amici, parenti e conoscenti. In ogni caso qualcuno il pesce lo deve pulire e, se questo Wunder Boner funzionasse davvero, probabilmente le trote e i pesci in genere avrebbero una vita molto più dura......





lunedì 12 gennaio 2009

L'ha visto anche Silvio?


Quante volte Peter Sellers ci ha fatto ridere? Tante, tantissime, basta pensare al fortunato ciclo della Pantera Rosa e alla sua interpretazione dell'ispettore Clouseau oppure a Hollywood Party. C'è però un film meno conosciuto che in me ha lasciato una traccia più profonda, mi ha fatto ridere meno degli altri e mi ha regalato tanti spunti per guardare il mondo che ci circonda da un differente punto di vista. Mi riferisco a Oltre il Giardino, un film che a vent'anni dalla sua apparizione sugli schermi brilla ancora per l'attualità dei contenuti.
La trama vede Peter Sellers nei panni di Chanse, un giardiniere ultracinquantenne alienato che non ha mai messo il naso fuori dall'abitazione del proprio datore di lavoro spendendo la propria vita tra il piccolo giardino di casa e la televisione. Una serie di eventi negativi lo costringono a dover abbandonare per sempre il proprio domicilio armato solo di un piccolo bagaglio e del fedele telecomando. La trama evolve e una serie di imprevisti fanno in modo che il protagonista divenga consigliere del presidente degli Stati Uniti e futuro candidato alla presindenza.....il tutto grazie al potere dei media.
Nel 1979 non si parlava ancora di telecrazia ma questo dolce film, maniera assolutamente delicata, sembra anticipare tanti argomenti che hanno violentemente impattatto il nostro panorama politico. Se i media negli USA, nel 1979 avevano la capacità di candidare alla presidenza un mentecatto cosa hanno potuto fare in questi anni in Italia? Noi manzonianamente rispondiamo: "Ai posteri l'ardua sentenza". Nel frattempo ho comunque recuperato il trailer (in inglese) di questo piccolo grande capolavoro.




sabato 10 gennaio 2009

La meteora del polpettone


A volte capita di ascoltare per la prima volta un gruppo o un cantante e immediatamente convincersi di essere di fronte a una grande promessa musicale. Questo è quanto mi successe quando per la prima volta misi sul piatto del giradischi "Bat out of Hell", un disco di Meat Loaf che ancora oggi è in grado di regalare un piacevole ascolto. La scelta del nome d'arte (che in Italiano suona "Polpettone") non era certo casuale e denotava la presenza di una sincera e coraggiosa autocritica: la sua fisicità era davvero troppo abbondante - così come la sudorazione - condita da uno sguardo da autentico bovino spiritato, una totale mancanza di gusto per l'abbigliamento. Nonostante ciò Meat Loaf era dannatamente rock e, quando apriva la bocca per cantare, non si poteva che rimanere stupiti.
Ora che in televisione vanno tanto di moda i ripescaggi delle famigerate meteore, ho voluto dedicare un pensierino al buon vecchio polpettone. Qui sotto ho scelto un video in cui duetta con un'altra meteora (Ellen Foley - spettacolare dal time 4:30 in poi) e per quanto mi riguarda questa Paradise by the Dashboard Light rimane una di quelle 100 canzoni che porterei con me sull'isola deserta. E Meat Loaf che fine ha fatto? L'ultima volta che l'ho visto recitava in un film (Tenacious-D) e interpretava la parte del padre bacchettone di una promettente rokstar...se non ci credete provate a cliccare qui. Il nostro polpettone in questo caso ha scelto comunque un'ottima compagnia infatti subito dopo lui appare anche il mitico Ronnie James Dio, ad oggi riconosciuto come uno degli inventori del gesto delle corna come segno di riconoscimento dei metallari (quelle di Totò erano un'altra cosa).


giovedì 8 gennaio 2009

Ma dove nasce il rap?

Il rap è considerata una musica moderna e tutto sommato giovane. Le fonti ufficiali riconoscono in Rapper's Delight di Sugarhill Gang la prima cover del genere. Era il 1979 e da quel momento in poi avrebbero fatto la loro apparizione numerosi brani che ripercorrevano lo stesso filone. Nel 1981 addirittura Blondie, una delle icone del rock bianco al femminile, ci dedicò un pensierino con Rapture.
C'è poi Celentano che dal canto suo si attribuisce la paternità del genere rap con la sua Prisencolinensinainciusol. Personalmente non riesco a vedere il nostro molleggiato come ideatore di questo genere ricordo piuttosto un Gruppo, i Reunion che nel 1974 uscì con un brano davvero strano: Life is a Rock (But the Radio Rolled Me). Le parole erano i nomi di gruppi e cantanti di allora e il solista li pronunciava con una velocità assolutamente incredibile. Un vero virtuoso che per certi versi ha saputo anticipare il modo di interpretare la musica di tanti rapper moderni. Il video qui sotto ripropone questo brano e sono certo che farà sorridere tanti tra coloro che come me hanno vissuto gli anni '70.





mercoledì 7 gennaio 2009

Balla con la Censura

A volte la genialità risiede nella capacità di scoprire un utilizzo alternativo a qualcosa che comunemente ha un impiego completamente differente. Mi viene in mente Marcel Duchamp, un artista che a inizio del secolo scorso fece scalpore ribaltando il concetto stesso di opera d'arte. Nel 1914 ebbe il coraggio di presentare un tradizionale vespasiano come se fosse un'opera d'arte e lo ribattezzò "fontana". Negli stessi anni mise i baffi alla gioconda e la intitolò con un acronimo LHOOQ che letto in francese suona "Elle à chaud au cul" (Lei ha caldo al sedere). Provocazioni geniali che hanno avuto il potere di liberare - e negli anni valorizzare - la forza del pensiero e dell'originalità.
Ora non voglio certo esagerare ma mi è capitato di vedere un video musicale che, in maniera assolutamente più delicata, mi ha riportato al pensiero la forza di Duchamp. Dietro c'è la genialità di David Byrne il grande leader dei Talking Heads. Il messaggio? Che anche la censura - se interpretata in un ottica differente da quella tradizionale - è in grado di trasmettere contenuti. In questo delizioso video musicale le vecchie pecette "parlano" e ballano con i protagonisti completamente nudi. Il bello è che tutte le apparenti nudità non comunicano malizia ma la gioia di ballare con la censura....o piuttosto di far ballare la censura!!!


Ancora una volta Apple!!!

Qualche giorno addietro sulle piste da sci ho incontrato Francesco, un amico di Torino che frequento da tantissimi anni, dai tempi dell'adolescenza. Siamo praticamente cresciuti insieme e alle nostre spalle abbiamo tante storie che ci vedono co-protagonisti. Ora lui è un affermato dentista ma ai miei occhi rimane quel ragazzino torinese dalla voce stridula con cui ho sempre scherzato e condiviso storie importanti.
Siamo saliti inseme in seggiovia e (qui mi gongolo) mi ha fatto i complimenti per il mio blog. Tra i tanti punti in comune condividiamo una palese simpatia per i sistemi Macintosh. Entrambi abbiamo per anni utilizzato i tradizionali personal computer fino a provare un sincera nausea per le soluzioni firmate Microsoft. Durante il nostro tragitto in seggiovia Francesco ha confessato: "Sai Vinz, non conoscevo la pubblicità dell'iMac che hai pubblicato nel tuo post su Apple - molto bella! - ma se devo essere sincero ce n'è un'altra che preferisco e che non riesco più a trovare su YouTube...."
Aveva ragione, era uno degli spot più divertenti che fossero mai stati realizzati. Un messaggio estremo che aveva trovato il coraggio di abbinare due fisicità anomale a computer portatili dalle caratteristiche differenti. Lo ricordavo perfettamente e non avevo dimenticato la delicatezza con cui erano stati affrontati temi tanti difficili in maniera assolutamente spiritosa.
Ora dovevo riuscire a trovare quella pubblicità. Era quasi una sfida. Qui a Champoluc, connettendomi con il cellulare Samsung e un Asus eeePC Linux ho finalmente rintracciato quello spot e sono felice di condividerlo con tutti coloro che passeranno dalle parti di questo strano blog...