martedì 23 giugno 2009

Altro che "escort"!!!


In questi giorni si fa un gran parlare di "escort". Le copertine di tutti i principali rotocalchi tracimano di strilli che ripetono ossessivamente questo termine. Ma perché ci ostiniamo a non voler utilizzare i vocaboli italiani. Anche il Sole 24 Ore titola: "Nuovo scandalo delle escort girls, tutto il web ne parla"mentre Terra specifica: "Cavaliere tra escort e isolamento politico, ombre da fine impero". Troviamo interviste in cui ragazze parlano candidamente della loro professione di escort. Ma escort in italiano non si traduce "mignotta"? In effetti è più dolce ed educato pensare a un cavaliere tra le escort che a un presidente del consiglio circondato da mignotte.
Sono anche sicuro che molte risse neppure nascerebbero se nei classici insulti automobilistici rivolti alle nostre madri il tradizionale e antico appellativo venisse sostituito dal più moderno ed educato "escort". Il problema è che il significato resta invariato e il succo della questione è che siamo in mano a una classe di politici e a un governo che sta andando a "escort"! (personalmente preferisco il più volgare ma efficace termine tradizionale).

venerdì 27 marzo 2009

Tutto sbagliato


Lunedi scorso sono andato a Varese per una cena di lavoro. Mentre tornavo verso Milano - era passata da un po' la mezzanotte - ho sentito alla radio una canzone che non conoscevo. La voce del cantate era inequivocabilmente quella dei Depeche Mode, ma il pezzo proprio non me lo ricordavo; ho provato ad ascoltare le parole e ho compreso che parlava di qualcuno a cui ogni cosa andava storta. La musica mi era piaciuta e oggi ho provato a fare una piccola ricerca e finalmente ho recuperato il video (è pubblicato alla fine di questo post). Lo confesso; è stata una cosa imbarazzante e al tempo stesso angosciante ma mi sono identificato nel protagonista e ho riconosciuto tanti Italiani che come me pensano di trovarsi nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Non è tutto. La ripetizione quasi ossessiva del termine "wrong" ha riportato alla mia memoria una canzone di Edoardo Bennato che batte sullo stesso concetto: "Tutto Sbagliato, Baby". Il brano è stato pubblicato nel 1992 ma anticipa tante situazioni che abbiamo vissuto e stiamo vivendo ora, compreso lo strapotere della Cina. Che sia il caso di far tacere i politici e passare la parola ai cantanti?



lunedì 23 marzo 2009

La Tempesta Mediatica


Venerdì mi sono trovato nel bel mezzo di una tempesta mediatica. La giornata era iniziata dolcemente, nella maniera migliore; verso mezzogiorno una prima chiamata che mi avverte che sul Giornale è uscito un articolo su un progetto che sto portando avanti con una mia intervista. Bellissima notizia, dopo essere andato in edicola e aver letto l'articolo prendo la moto e mi dirigo verso casa. A un certo punto sento vibrare il cellulare, mi tolgo il casco, rispondo e dall'altra parte sento una voce che chiede conferma della mia identità e quindi prosegue: "le vorremmo fare un'intervista per le reti Mediaset, per l'edizione di Studio Aperto". Tutto bellissimo, se non fosse che erano le 14 passate e che l'intervista doveva essere registrata approssimativamente alle 16. Panico. Alla fine riesco a concordare l'appuntamento e via con la registrazione. Finisco con loro mi squilla il telefono e una voce simile a quella di prima mi chiede la disponibilità per una diretta radiofonica su Rai Radio 2 nella trasmissione Caterpillar; naturalmente acconsento. Lo stesso giorno avevo anche programmato la festa di compleanno di mia figlia.....un ulteriore turbine che però ho percepito come la famosa "Quiete Dopo la Tempesta"



mercoledì 11 marzo 2009

Ricordando C.T.


La scorsa settimana stavo lavorando con il computer e pensavo a un imminente appuntamento che avrei avuto in Piazza Castello. Di colpo ho ricordato gli anni del liceo, il Parco Sempione e  C.T. Immediatamente mi sono gettato su Google in cerca di tracce di quel mitico personaggio che in tanti abbiamo vissuto con sincero affetto. Sicuramente sono in molti a non sapere chi era C.T. e le ragioni per cui un vagabondo dovrebbe essere così famoso.
Negli anni 70 chi si fosse avvicinato al Castello Sforzesco avrebbe notato una serie di scritte che comparivano sull'asfalto della passeggiata che traccia il perimetro della fortezza; erano state realizzate con la vernice bianca e un pennello e tutte portavano la firma C.T.. Sicuramente se avesse fatto un giro nella zona avrebbe incontrato un signore con tre cani e un grande triciclo decorato da scritte contro la "Chiesa Assassina".  Con ogni probabilità avrebbe incontato C.T., al pari degli oratori dello Speakers' Coner impegnato a urlare la pericolosità del "raggio ultravioletta", la famosa onda con cui la chiesa aveva ucciso migliaia di persone in Italia.
C.T. - all'anagrafe Carlo Torrighelli - era una persona innocua: la gente nella maggior parte dei casi sorrideva e passava oltre. Ma lui aveva il suo lavoro: ogni giorno ripassava con la vernice le sue scritte intorno al Castello e quindi partiva con i comizi e le invettive contro la chiesa e l'onda che uccide. Torrighelli non era pericoloso, era un povero pensionato, ex marmista, classe 1909, letteralmente ossessionato dalle emissioni vaticane.
Nessuno gli dava retta, tutti pensavano che fosse un povero pazzo (e a dire il vero anche noi lo credevamo). Il 4 novembre 1983 C.T. si spense in silenzio nel piccolo appartamento che il Comune di Milano gli aveva offerto. Il silenzio piombò sull'onda assassina e le sue scritte sbiadirono lentamente, fino a perdere il loro significato; il tempo cancellò tutto ma non il ricordo di C.T., delle sue invettive e della sua determinazione.
Pensai a lui tante volte, e come me lo fecero tanti altri e ora che ho provato a cercarlo ho scoperto che siamo in tantissimi a ricordarci di questo strano eroe. Su Facebook esiste addirittura un gruppo di ammiratori che vanta oltre 800 iscritti. Gli sono state anche dedicate delle canzoni (le potete ascoltare selezionando i due video qui sotto). Ora vorrei tanto potergli parlare, vorrei dirgli. "Carlo, lo sai che avevi ragione: la chiesa uccideva davvero con l'onda e lo hanno detto anche i giornali, riposa in pace.....".



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domenica 8 marzo 2009

Il mio nuovo idolo


L'ho scoperto per caso e sicuramente al caso lui deve la sua fortuna. Ora è il mio eroe, colui a cui penso nei momenti di difficoltà; è l'uomo che ha avuto il potere di realizzare l'irrazionale e di sintetizzare in un miracolo quella che normalmente viene definita una missione impossibile. Steven Bradbury è un pattinatore australiano che nel corso della sua mediocre carriera ha avuto una serie di problemi molto seri. Travolto da un collega italiano ebbe la vena femorale recisa da un pattino rischiò la vita e guadagnò oltre 100 punti di sutura a una gamba. In un altra occasione quasi ruppe l'osso del collo. Quando alla fine della sua carriera decise di partecipare alle olimpiadi invernali del 2002 le sue speranze di guadagnare una medaglia erano prossime a zero. Ma Steven Bradbury, considerato da tutti un brocco, volle provare. Gli stessi cronisti sportivi lo davano per spacciato ma alla fine successe ciò che nessuno avrebbe potuto immaginare. Ora Steven Bradbury è il mio eroe e ogni volta che si prospetta di fronte a me una missione impossibile penso a lui...e comincia a spirare una brezza di ottimismo. Nel video qui sotto la sua storia (o sarebbe meglio dire "leggenda") commentata dalla Gialappa's.






martedì 24 febbraio 2009

Che vergogna!!!


Quando andavo alle elementari mi hanno insegnato il rispetto per l'inno nazionale, alle medie ho imparato la storia del nostro paese e ne ho appreso la bellezza, al liceo è stato il momento della costituzione e dell'ordinamento politico. Con l'università questa infrastruttura ha cominciato a vacillare e ora siamo arrivati al disgusto. In questi giorni in particolare il mio senso di nausea e la voglia di rinnegare tutto si sono acuiti; la causa? Una notizia che ho appreso quasi per caso e non ho trovato su scala nazionale né a livello di quotidiani e neppure di rotocalchi televisivi; un indizio di un sistema corrotto che sta letteralmente digerendo e neutralizzando quanto di bello è rimasto in Italia.
In pratica l'avvocato inglese David Mills è stato condannato a quattro anni e mezzo di carcere per aver giurato il falso davanti ai giudici. Si tratta di un caso di corruzione: infatti Mills ha mentito dietro compenso di denaro; ma per proteggere chi? Ma naturalmente il nostro presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che, ancora una volta, ha saputo dimostrare la propria lungimiranza parandosi le terga da ogni ripercussione giudiziaria grazie al Lodo Alfano che gli ha garantito un'immunità totale.
Sulla stampa italiana è calato un sipario di quasi totale omertà ma - grazie al cielo - non si può dire la stessa cosa di quella estera che ha dato ampio spazio alla notizia. Ancora una volta mi vergogno di appartenere a una nazione che offre a tutto il mondo un'immagine corrotta e decadente. Ancora una volta vedo calpestati quei principi di rettitudine e onestà che dovrebbero essere alla base del nostro governo. Che sconforto!



lunedì 23 febbraio 2009

La "terribile" Santa Rita


Venerdì mi è successa una cosa che non auguro a nessuno. Come al solito ero a casa a svolgere il mio lavoro. C'era con me anche Francesco, mio figlio di sette anni, a casa anche lui per una piccola influenza. L'indomani ci sarebbe stata la Cresima di Guia e ho deciso di muovere alcune delle mie masserizie che avrebbero in qualche modo intralciato la libertà di movimento degli invitati. Tra queste anche una stampante OKI laser a colori - una macchina davvero ottima ma certamente non una piuma.
Non ho fatto molto; solo un piccolo movimento e di colpo - come Roger Rabbit - ho visto le stelline. Mi sono trovato sdraiato di schiena per terra e ogni volta che provavo a muovermi erano dolori lancinanti. Dopo 20 minuti di tentativi ho realizzato che mi ero beccato il peggior "colpo della strega" della storia e che per me ogni speranza di rialzarmi sarebbe stata vana. Nel frattempo Francesco aveva capito che qualcosa non andava bene con il papà ed era al mio capezzale pronto ad aiutarmi.
Mi sono fatto prestare il telefono ho chiamato prima mia moglie e poi il 188. Sono arrivati entrambi a distanza di pochi minuti e nel frattempo Francesco apriva la porta, forniva indicazioni ed era entrato in maniera non traumatica in quello che avevo cercato di presentare come un nuovo gioco. Dentro di me invece cresceva un dubbio sinistro: quando mi sarei rialzato?
Nel frattempo quelli del 118 si sono resi conto che l'unico modo di muovermi era con l'utilizzo di quella barella speciale che viene ricomposta sotto l'incidentato senza necessità di muoverlo. Tra una fitta e l'altra, hanno agganciato le cinghie, mi hanno immobilizzato come un salame per poi trasportarmi fino all'ambulanza e quindi partire alla volta della famigerata Clinica Santa Rita. Esattamente! Quella degli scandali e di quelli che entravano per una stupidata e uscivano operati per qualcosa che non avevano.
Panico! Arrivo verso le 12:30 e mi depositano in un angolo in attesa di essere visitato. Nel frattempo cerco di allontanare mia moglie e la invito a tornare a casa dal bambino. Non passa molto tempo e vengo visitato; a questo punto mi piantano una flebo in un braccio e mi dicono che ci saremmo visti tra un po' per le lastre. Panico di nuovo! Dentro di me mi chiedevo come mi avrebbero rimosso da quel lettino a cui mi sentivo saldato da un doppio strato di colla.
La flebo si esaurisce e mi trasportano in sala raggi. Una signora molto gentile e paziente mi invita ad alzarmi e mettermi di fronte alla macchina. Al primo tentativo sento una fitta che mi raggiunge il cervello. Sto per abbandonare ma alla fine decido di fare un altro tentativo. Meglio. Piano piano riesco a recuperare l'assetto verticale. Alla fine facciamo le lastre.
Nel frattempo abbandono definitivamente il lettino e trovo una comoda sedia. In realtà non era comoda ma la sola idea di essere seduto e non piazzato in orizzontale mi rincuora. Passa ancora un po' di tempo e mi chiamano per il referto. Tutto si riduce a uno strappo muscolare, prescrizione e due settimane di riposo. Dopo meno di nove ore dal mio ricovero nella "terribile" Clinica Santa Rita sono stato rimesso in piedi, ho una cura, sono sulla via di casa e - strano ma vero - non ho dovuto sborsare neppure un quattrino. Ma allora per trovare un'Italia che piace dobbiamo soffrire come delle bestie e spezzarci la schiena?

venerdì 20 febbraio 2009

Le nuove strade del porno

Non saprei dire se è colpa di Rocco Siffredi e della sua tanto contestata pubblicità sulle "patatine" ma è innegabile che il mercato pubblicitario - un contesto in cui è un atto una continua ricerca di nuove forme di comunicazione - ha recepito e parafrasato il messaggio. "La patata tira" è diventato "il porno tira". Forse l'esempio più eclatante ci viene da Diesel che, in occasione della festa per i trent'anni di attività, ha realizzato un video molto particolare. Si tratta di una serie di scene tratte da film porno, arricchite di cartoni animati e musica ad hoc. Il risultato? Una decontestualizzazione che ribadisce i contenuti trasgressivi del messaggio.






Analogo ma molto più delicato il recente messaggio pubblicitario della birra irlandese Guinness. In questo caso le immagini lasciano intendere e il messaggio pubblicitario (come nel caso di Rocco Siffredi) offre lo spunto per sorridere. Personalmente sono convinto che le migliori pubblicità debbano contenere delle componenti umoristiche e originali. Questo spot sicuramente rispetta la regola ma sono altrettanto certo che se fosse programmato in televisione e mi trovassi a vederla in compagnia dei miei figli proverei un certo imbarazzo. Probabilmente nei paesi anglosassoni hanno sicuramente più elasticità (e sense of humor); da noi è certo che il pubblico femminile insorgerebbe e, per la gioia del management di Guinness, sarebbe immediatamente polemica, perché in questi ambiti vige ancora la regola del "purché se ne parli".


giovedì 19 febbraio 2009

La rivincita dei gay


In questi ultimi mesi l'omosessualità è diventata un argomento più caldo che mai. Esprimere la propria opinione in materia è assai pericoloso e si rischia di incorrere nell'inquisizione delle associazioni gay. Ora, quando si affronta questa tematica le parole devono essere misurate, non si può sgarrare, pena la pubblica ammenda. 
Non lo nascondo, ho sempre simpatizzato per il pubblico degli omosessuali e più di una volta ho sostenuto le loro posizioni, ma in questo periodo non mi vergogno di ammettere che sto riscontrando un atteggiamento di difesa troppo estremo.
Prendiamo Albano. Lui sicuramente non rappresenta un elemento di spicco nella cultura italiana. Le sue posizioni il più delle volte si allineano a quelle della maggioranza della popolazione - come la sua musica. Albano è un simbolo di un'Italia semplice, attaccata a valori tradizionali - a cui certamente l'omosessualità non appartiene. Non dimentichiamo che il cantante è l'icona di Cellino San Marco e di una tradizione meridionale che attribuisce alla virilità grande importanza. 
Fatte queste premesse, quando gli è stato chiesto se avrebbe gradito un figlio omosessuale ha risposto: "Come padre, mi avrebbe sicuramente dato fastidio avere un figlio o una figlia che non appartiene al suo sesso. Però bisogna fare i conti con la natura e la natura, e la natura a volte gioca strani scherzi". In pratica Albano si è limitato a specificare che - pur preferendo un figlio eterosessuale - ritiene l'omosessualità qualcosa di naturale; ergo avrebbe accettato il proprio figlio. Ma che cosa doveva rispondere? Che aveva sempre sognato un figlio gay e che era dispiaciuto della normalità (termine pericolosissimo di questi giorni) della propria progenie?
Personalmente ho già espresso in questo blog la mia opinione in materia, ma credo anche che la politica di difesa delle associazioni Gay debba seguire degli argini precisi. Una cosa è chiedere rispetto - e sicuramente c'è ancora tanto da fare - un'altra è pretendere dalla nostra cultura una svolta istantanea e difficilmente realizzabile. 

martedì 17 febbraio 2009

Okkio al lancio!!!


La storia è ricca di personaggi che attraverso un "lancio" importante hanno fissato la loro presenza sugli annali. Mi vengono in mente Davide e il gigante Golia, Guglielmo Tell e la mela, Enrico Toti e la sua stampella e tanti altri ancora, ma non potrei mai far rientrare in questo gruppo Federica Rosatelli del Grande Fratello. Se devo essere sincero proprio non riesco a seguire i reality in genere e questo in particolare mi spinge immediatamente a cambiare canale; mi baso quindi su ciò che ho letto in giro e sul video del "fattaccio" (che è girato su tutte le reti e TG).
Per come lo vedo io, il Grande Fratello è un enorme buco della serratura che ci permette di sbirciare in casa altrui. Se gli inquilini fossero ignari della cosa il termine "reality" sarebbe quanto mai calzante ma alla data odierna resta solo un retaggio del passato. I protagonisti conoscono benissimo le dinamiche di questa scorciatoia per la celebrità e sanno che il successo può arrivare anche mostrando le tette, flirtando davanti alle telecamere o vomitando la propria rabbia addosso agli spettatori e ai compagni di questa crociata esibizionista.
Questo è proprio quanto ha fatto Federica Rosatelli lanciando un bicchiere contro un muro. Quello che mi stupisce è che una notizia del genere abbia fatto parlare i principali quotidiani (1, 2, 3, 4) che ne hanno fatto un vero caso mediatico. Le pagine dello spettacolo sono ricche di notizie ben più importanti, che parlano di artisti veri, ma il fatto che la nostra dirimpettaia virtuale abbia esternato in questo modo la propria isterica voglia di calcare le scene ha tratto tutti in inganno e - ancora una volta - siamo distratti dalle dinamiche di un gioco dalle regole perverse e difficilmente comprensibili, soprattutto a coloro che sono ancora convinti che per avere successo è necessario possedere talento. 

lunedì 16 febbraio 2009

La guerra contro i serpenti...


Dai tempi del peccato originale i serpenti non hanno avuto vita facile sulla faccia della terra. A quanto si dice è tutta colpa di una maledizione che è riportata dalla Bibbia: "Allora il Signore Dio disse al serpente: "Poiché tu hai fatto questo, sii tu maledetto più di tutto il bestiame e più di tutte le bestie selvatiche; sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita." Ma a quanto pare non è tutto. Ci sono coloro che sono convinti che i serpenti vadano sempre schiacciati è sufficiente incontrarne uno per partire all'attacco.....peggio che gli scarafaggi (che già non fanno una bella vita).
Questa mattina mi sono imbattuto su un reportage fotografico che - francamente - mi ha un po' intristito. Parla di un centro addestramento in Thailandia in cui confluiscono forze specializzate degli eserciti americani, giapponesi, indonesiani e di Singapore per apprendere le tecniche di sopravvivenza e combattimento nella giungla. A parte il fatto che oramai le guerre le fanno l'aviazione e la marina e in piccola parte i mezzi semoventi, ho trovato un particolare che mi ha suscitato una grande tristezza. Tra le "materie" previste da questo corso si insegna a catturare i cobra e a berne il sangue. Il servizio è molto chiaro a riguardo.
Ora mi chiedo quanto sia necessario tutto ciò e a chi possa risultare utile. Non certo ai poveri animaletti striscianti che sono diventati oggetto di una guerra silenziosa condotta da quattro eserciti. Mi chiedo cosa direbbe di questi signori un incantatore di serpenti che con i cobra ci vive e lavora in perfetta armonia.




venerdì 13 febbraio 2009

L'anarchia americana...


"Sarà una risata che vi seppellirà" è probabilmente uno degli slogan anarchici che hanno avuto più successo. Nato verso i primi anni del '900 fu ripreso nelle rivoluzioni studentesche del '68 e del '77. Ora a quanto pare è stato ripescato anche dagli americani che hanno scelto di offrirne un'interpretazione molto particolare.
Da un po' di tempo su YouTube imperseverano i video di Jeff Dunham, un ventriloquo americano che ha inventato un personaggio davvero particolare. Noi siamo abituati a Provolino e Rockfeller, Durham propone invece "Achmed the dead terrorist" (Achmed il terrosita morto), lo scheletrino di un terrorista che non si è reso conto di essere morto e il cui grido di battaglia è "I kill you" (ti uccido).
Negli Stati Uniti le performance di Jeff Dunhamm e Achmed hanno avuto un enorme successo e probabilmente riflettono l'esigenza generale di esorcizzare una serie di paure che erano rimaste latenti. A quanto pare ridere della morte in certi casi è salutare. Per avere un idea più precisa aggiungo che il video di "Achmed the Dead Terrorist" che ho inserito qui sotto, alla data della pubblicazione di questo post è già stato visto oltre 82 milioni di volte!!!




giovedì 12 febbraio 2009

Chi si ricorda di Bruno?


In Italia e nel resto del mondo, la popolarità di Bruce Willis è stata decretata dalla serie televisiva Moonlighting. L'attore, al fianco di Cybill Shepherd impersonava la parte di un investigatore privato segretamente innamorato della titolare dell'agenzia per cui lavorava. Le puntate ebbero un discreto successo in Italia e ricordo che mi sentivo come se conoscessi già il protagonista.
Alla fine compresi le ragioni del mio stato d'animo e la risposta mi venne proprio dalla mia collezione di dischi. Per quanto ne sapevo Bruce Willis non era un attore ma un cantante. Tra i miei LP avevo infatti un suo disco: "The Return of Bruno". Non era tra i più ascoltati ma non poteva neppure essere considerato una schifezza. Musicalmente Bruce Willis non brillava di originalità: buona parte dei pezzi erano remake di cover famose ma le sue interpretazioni non sono affatto male.
A testimonianza di quanto dico sono riuscito a recuperare il video di una delle sue migliori performance. Qui lo vediamo accompagnato dai Temptation mentre interpreta la popolare "Under the Boardwalk"; OK ci piace di più come attore, ma vale comunque la pena di ascoltarlo, se non altro per scoprire un Bruce Willis che pochi conoscono...



mercoledì 11 febbraio 2009

Facebook, il grande dilemma


Negli ultimi mesi ho letto serie di articoli - uno in particolare - che mi avevano portato a scegliere di evitare di iscrivermi a Facebook. Poi, le pressioni degli amici (e della moglie) da una parte e la curiosità dall'altra, mi hanno spinto a fare il grande passo. A poco più di una settimana dalla mia iscrizione ho già raggruppato una congrega che oggi ha superato quota 100 e recuperato alcune amicizie che difficilmente avrei potuto raggiungere. Non solo. Attraverso questa rete virtuale mi sono arrivate immagini di cui addirittura ignoravo l'esistenza e nel giro di poco dovrebbero addirittura apparire le foto di classe delle elementari.
Insomma, il bilancio è molto positivo e probabilmente è così perché sono abituato ad utilizzare il computer come strumento di comunicazione: in altri termini non soffro di quella che gli americani chiamano Computer Addiction. Non ci vuole molto a farsi prendere la mano ed entrare in un gorgo da cui non è facile uscire. Facebook virtualmente è un grande buco della serratura attraverso cui puoi spiare la vita di tante, tantissime persone. Puoi vedere le foto degli amici, degli amici degli amici, conoscere gli interessi, l'orientamento politico e religioso e le frequentazioni degli iscritti.
All'atto della compilazione del nostro profilo è quindi importante prestare la massima attenzione a ciò che scegliamo di rendere pubblico e alle preferenze che esprimiamo attraverso l'adesione a gruppi particolari. Oggi, ad esempio, mi sono iscritto ai sostenitori di Beppino Englaro e per certi versi ho fatto outing su Facebook, offrendo una serie di dati sensibili che vanno palesemente contro la mia privacy. Chiunque acceda alle mie informazioni potrebbe compilare una scheda da cui risulterebbe che le mie idee non collimano con quelle dell'attuale regime politico e sicuramente non sono in accordo con le politiche clericali.
Facebook ha comunque i suoi lati positivi: in primo luogo siamo noi a scegliere che cosa pubblicare e poi abbiamo la libertà di decidere chi può vedere ciascuno degli oggetti che abbiamo inserito nel nostro profilo. C'è un attimo da smanettare ma, una volta presa confidenza con i meccanismi, le dinamiche risultano abbastanza semplici.
In definitiva dopo poco più di una settimana il bilancio è ancora positivo anche se continuano a ritornarmi in mente le parole del mio amico Francesco. Ci siamo incontrati in montagna e subito ha sbottato: "Mi sono ritirato da Facebook!" Quando gli ho chiesto le ragioni di questa sua scelta ha chiuso in maniera lapidaria: "Se ci sono persone che non vedo da oltre vent'anni probabilmente c'è una ragione!!!"



martedì 10 febbraio 2009

La Maturità di Internet


Quelli della mia generazione Internet l'hanno aspettata, hanno assistito al suo insediamento e alla sua espansione e forse sono tra coloro che - più di ogni altro - ne apprezzano la facilità di accesso alle informazioni. Ricordo ancora il mio primo modem, mi sentivo un agente segreto e Internet ancora non esisteva. C'erano le BBS (Bulletin Board System), praticamente dei numeri di telefono con cui potevi accedere a una macchina e scaricare file e programmi. Quasi sempre erano occupati ma quando entravi in connessione l'emozione era unica mentre l'interfaccia e i comandi risultavano primordiali.
Ora Internet è parte integrante della nostra cultura e del business dei nostri giorni. Ci puoi fare la spesa, incontrare amici che non vedi da anni, fare ricerche e studi, gestire il tuo conto in banca e tanto, tanto altro ancora. Il mondo virtuale di cui si è parlato per anni è arrivato, è entrato nelle nostre case e nelle vite di ognuno di noi - e noi? Noi non ce ne siamo neppure accorti, abbiamo subito passivamente questo processo senza averne coscienza.
Questa mattina però ho letto un articolo che mi ha dato la certezza che Internet è matura e parte della nostra quotidianità: in Germania è infatti nata una task force (quasi 80 militari dedicati) specializzata nella prevenzione degli attacchi attraverso Internet. Ebbene sì; il Web è diventato un punto importante, strategico e di fondamentale importanza per qualsiasi contesto sociale. Un esagerazione? Non credo proprio: proviamo ad immaginare di rimanere da un giorno all'altro senza la più importante infrastruttura di comunicazione e informazione. Sono convinto che i problemi sarebbero veramente seri per tutti. Internet esiste, è matura e interagisce quotidianamente con il mondo reale.....io ho addirittura due amici che ci hanno trovato le loro attuali mogli.

lunedì 9 febbraio 2009

Dove sta andando la chiesa?


Questa mattina, come al solito, appena alzato ho dato un'occhiata ai siti dei quotdiani. Non ho potuto non fare attenzione al fatto che le prime pagine riportano una serie di articoli che, in un modo o nell'altro, coinvolgono la chiesa. Fino a qui nulla di male se non fosse per il fatto che in tutti i casi il punto di fuoco non è il potere religioso ma quello politico. L'articolo di testa su Repubblica mi ha riportato alla memoria una massima latina che recita: "excusatio non petita, accusatio manifesta" (in altri termini: quando non ti è stato richiesto nulla e ti giustifichi per qualcosa, ti accusi da solo). L'articolo in questione riporta infatti che: "Ieri il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, ha telefonato al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ribadendo la stima personale per il Capo dello Stato e la volontà di non interferire in vicende italiane." Sicuramente il cardinale non si riferiva a questioni di carattere religioso.
Sulle prime pagine dei quotidiani di oggi troviamo altre due notizie che ci portano a riflettere (1, 2). Quello che emerge è che la chiesa, sempre più spesso, sta diventando oggetto di critiche pesanti e dirette. Non è che forse ci stiamo abituando all'immagine di un'istituzione politica e gradualmente perdiamo il contatto con quella religiosa?

sabato 7 febbraio 2009

Il gioco della distrazione


I genitori lo sanno bene, è un trucco che funziona quasi sempre con i bambini (e anche con gli adulti). Quante volte quando i nostri figli si impuntano su qualcosa mettiamo in atto il "gioco della distrazione" concentrando la loro attenzione su qualcosa di differente? Il più delle volte il sistema funziona e le priorità immediatamente cambiano. Ma la cosa non è efficace solo con i bambini: ricordo un mio collega - un venditore di pubblicità - che era un maestro in questa tecnica. I nostri uffici erano attigui e una volta si trovava con un suo cliente che era letteralmente imbufalito per un errore nella pubblicazione di una pagina pubblicitaria della sua azienda. Questo temerario venditore, come se niente fosse, si rivolse a lui dicendo: "Lo sai che è proprio bella la cintura che indossi; ne ho vista una praticamente identica indossata dall'amministratore delegato di Mondadori....". Bastarono queste poche parole perché la tensione si smussasse istantaneamente e il cliente con un bel sorriso sottolineo: "Sì, in effetti quando l'ho vista mi è piaciuta molto....sai l'ho comprata in quel negozio in centro.....".
Tutto ciò mi riporta a quello che sta succedendo nel nostro povero paese. Provate a prendere in mano i giornali di questa mattina. L'Italia sta andando a rotoli, il PIL non è mai stato così basso, non sappiamo se riusciremo a pagare le pensioni nei prossimi dieci anni, l'indotto automobilistico è in crisi, la disoccupazione sta dilagando.......ma noi tutti siamo concentrati sul decretino per Eluana e ne facciamo una questione di Stato. L'Italia continua a sprofondare, la nostra economia pure, Eluana è praticamente una salma da oltre 10 anni e chi ci guadagna? L'omino di Arcore che ancora una volta riesce a guadagnare consensi sulla nostra distrazione.....povera Italia!

venerdì 6 febbraio 2009

I moderni pitecantropi

Un amico mi ha segnalato un video su YouTube che sicuramente merita un commento. Si tratta di un edizione storica di un Radiogiornale RAI a cui sono state aggiunte immagini a tema. La notizia al centro del commento del cronista è l'arrivo dei Beatles a Milano ma ciò che ha catturato la mia attenzione sono le parole e i contenuti dell'annuncio. Quante volte abbiamo sentito lo speaker di turno annunciare la tournee di un gruppo o di un cantante. I toni - più o meno entusiastici - sono sempre gli stessi ma qui le cose cambiano radicalmente.
Questa radiocronaca appartiene a un'epoca che non è la nostra. I commenti ci trasmettono tutta la drammaticità dei primi anni '60. Ora probabilmente non ce ne rendiamo conto ma la musica per quelle generazioni è stata una vera rivoluzione e un momento di rottura. Dalla radiocronaca avvertiamo anche che chi commenta si dissocia apertamente dai Beatles, dalla 'rivoluzione YeYe', dai loro sostenitori e si lascia andare in previsioni molto azzardate su futuro della "furia musicale" del gruppo di Liverpool e sul fatto che "molti non se ne accorgeranno nemmeno"!!!
Questo commento radiofonico dovrebbe essere valutato alla stregua di un fossile. E' un reperto di una cultura che non esiste più: ce la siamo definitivamente lasciati alle spalle. Ma quello che è ancora più evidente è che la rivoluzione che ha permesso di realizzare questo importante salto generazionale non l'hanno iniziata i politici e neppure i militari. Sono stati i giovani, con la loro musica, la creatività e con il coraggio di portare avanti le proprie idee. 
Ancora oggi esiste questo tsunami nascosto ma le nuove generazioni hanno difficoltà a identificarne i meccanismi; da parte mia e di tanti altri melomani esiste comunque la convinzione che la musica ha tuttora un grande potere; quello che manca sono i contenuti e le motivazioni. A questo punto mi resta solo un grande rammarico e continuo a chiedermi cosa sarebbe successo nel nostro paese se Beppe Grillo fosse stato una rockstar.
 

I piedi tuttofare

Navigando su Interenet sono incappato per caso in un video che ha dell'incredibile. Si tratta di un mini documentario sulla vita di una coppia americana. I due si sono sposati, hanno un bellissimo bambino e un handicap che pare abbiano superato brillantemente. Lei manca completamente delle braccia e, nonostante ciò e senza l'aiuto di alcuna protesi, riesce a condurre una vita assolutamente normale.
Nel video si vede la mamma (che tra l'altro è una bellissima donna) impegnata nel cambio del pannolino del suo bimbo, al supermercato mentre fa la spesa e in altre operazioni che costituiscono la quotidianità di qualsiasi casalinga. Sono rimasto stupido dalla naturalezza con cui questa donna riesce a fare tutto e non ho potuto che apprezzare la forza di volontà e la tenacia che le hanno permesso di diventare moglie e mamma vivendo la propria vita con la massima naturalezza. Questa donna potrebbe essere sicuramente un esempio e un'ispirazione per tanti di noi, soprattutto per coloro che tendono a bloccarsi di fronte alle prime difficoltà: lei è la prova vivente che "volere è potere"!





giovedì 5 febbraio 2009

Ma lasciamola morire in pace!


Più proseguo nel cammino della mia vita, più mi convinco che al mondo c'è un sacco di gente che non ha niente da fare. Il brutto è che questa categoria comprende moltissine persone che hanno deciso di sprecare il proprio tempo per assillare chi invece si sforza di risolvere problemi seri e completamente estranei alle competenze di questo popolo di sfaccendati. L'armata dei "Signor No" è solo capace di arroccarsi su posizioni precostituite e - in maniera biecamente manichea - proseguire per la propria strada senza neppure considerare le problematiche altrui.
Mi riferisco al triste caso di Eluana. Vorrei prendere questi signori e ad uno ad uno e chiedere loro come si comporterebbero se quella fosse la loro figlia. Bloccata da anni in un letto, senza alcuna speranza di riprendersi, praticamente ridotta ad un vegetale; ma quale genitore può desiderare una vita del genere per la propria figlia? Io mi chiedo quanto possa essere grande l'amore di un padre che alla fine riesce a reagire e invocare la morte per il frutto del proprio amore, pur di porre fine alle sue sofferenze. Io ammiro quest'uomo, il suo coraggio e la forza che riesce a trovare. Rispetto e condivido le sue scelte perché credo che, in una situazione come quella di Eluana, il diritto ultimo di decidere della sua vita spetti solo e unicamente a chi la ama e la conosce davvero.
Immagino lo stato d'animo di questo uomo. Umanamente posso solo rispettare il suo grande dolore e le sue scelte. Ma quando vedo i rappresentanti della nostra chiesa, i politici, gli obiettori e i bigotti in genere che si accaniscono contro la sua figura accusandolo di essere un assassino, non riesco a non indignarmi. E la mia indignazione cresce se comincio a pensare agli interessi che si celano sotto certe dichiarazioni. Forse non è un caso che qualcuno stia "abbracciando" la causa della vita magari per andare a braccetto con la Santa Romana Chiesa e incontrare i favori di un vasto numero di potenziali sostenitori politici.
Ancora una volta provo a mettermi nei panni del papà di Eluana e di nuovo capisco quanto sia immenso e vero l'amore di questo genitore per la propria bambina. Ancora una volta sento salire una grande nausea: proprio non riesco a digerire lo scenario politico che ogni giorno trovo sulle pagine dei giornali.

Inseparabile!!!


Non è necessario che nasconda la mia spiccata simpatia per la casa della mela e per i suoi prodotti. Apple da sempre fa tendenza e, a volte, attorno alle soluzioni della casa di Cupertino nascono accessori che hanno dell'incredibile. Ne ho scovato uno che mi ha letteralmente lasciato a bocca aperta. Devo anche riconoscere che chiunque lo abbia ideato è sicuramente una persona dotata di una fervida fantasia e di uno sviscerato amore per la musica.
Ma veniamo a questo incredibile accessorio e partiamo proprio dal suo suggestivo nome: iCarta. I più evoluti potrebbero immediatamente pensare a un dispositivo per aggiungere le funzioni di navigazione GPS al nostro amato iPod. In realtà di tratta di un accessorio proprio per l'iPod e il nome "Carta" non è usato a vanvera. Possiamo anche aggiungere che il costo in fondo è allineato ai prodotti di segmenti "analoghi". Insomma se avete un iPod, lo portate sempre con voi e lo volete arricchire di un accessorio davvero unico, non vi resta che cliccare qui.

mercoledì 4 febbraio 2009

Vendesi titoli nobiliari (in saldo!!!)


Per molti la nobiltà è una questione di discendenza. Per altri il sangue blu è solo un pretesto per l'istituzione e sviluppo di caste oligarchiche. Ma quanti sanno che la nobiltà si può acquistare? Su Internet si può diventare Lord o Baroni con meno di dieci Euro e ricevendo un regolare attestato. Tutto ciò è possibile sul sito del più piccolo principato del mondo: Sealand. In realtà il regno è una vecchia struttura a una decina di chilometri dalla costa meriodionale inglese e una superficie complessiva di circa 1.300 metri quadri.  Si tratta di una piattaforma in mezzo al mare "residuato" della seconda guerra mondiale.
Sealand è quindi un principato senza terra, in mezzo al mare, accessibile unicamente attraverso un rudimentale ascensore.....ma non è tutto.  Il 23 giugno del 1996 un terribile incendio distrusse parte della struttura mettendo il regno in ginocchio. Dal 2007 Sealand è in vendita e in attesa di un acquirente.
Nel frattempo sul sito del principato, oltre alla tradizionale oggettistica, si possono acquistare titoli nobiliari in saldo. Sì, proprio in saldo! Oggi a sole 6,36 Sterline (contro le regolari 29,36, fissate dal listino) è possibile accedere alla casta della nobiltà. Non dimentichiamo che Sealand ha anche la sua regolare bandiera e anche un inno che potete ascoltare selezionando la finestra qui sotto. Se poi deciderete di sposare la causa del principato è possibile anche scaricare la versione midi dell'inno cliccando qui.



martedì 3 febbraio 2009

L'ultima immersione...

Mi ha appena raggiunto la notizia della scomparsa di uno dei più grandi subacquei che abbia mai conosciuto. Il mare era la sua vita e i suoi capelli non erano bianchi ma argentati come le squame dei pesci. La prima volta che l'ho incontrato ero un sub con poche decine di immersioni alle spalle - lui un'istituzione. Ai Tempi Sandro era con Umberto Pepoli tra i fondatori del centro immersioni della Capraia (di cui conservo ancora gelosamente la tessera) e ricordo che di lui mi stupirono la modestia e la tranquilla sicurezza che era in grado di trasmettere.  Tornai a fargli visita più volte e mi accompagnò in alcune fra le più belle immersioni nel Mediterraneo. Più tardi lo ritrovai in Mar Rosso, a Naama Bay, aveva lasciato l'Italia ma con le sue donne. La moglie Francesca e Marta, la sua bellissima bambina, erano con lui e lo aiutavano nel suo nuovo sogno. Dalla sua esperienza era nato un polo di riferimento per le attività subacquee e un centro che mi avrebbe avuto ospite più volte. Sono sicuro che il suo ricordo e la sua determinazione permetteranno ai suoi amici e collaboratori di continuare a far vivere il suo grande sogno. Per quanto mi riguarda ho capito che ad ogni immersione , ai confini del blu, il suo spirito e la sua inconfondibile sagoma saranno sempre presenti e indelebili in tutti coloro che hanno avuto il piacere di conoscere questo grande uomo

Nobel, il pacifista esplosivo


Il Premio Nobel per la Pace è forse uno dei più importanti e significativi riconoscimenti a livello mondiale. Da oltre un secolo, a partire dal 1901, sono stati coinvolti i personaggi e le istituzioni più rappresentative. Negli elenchi figurano i nomi di persone che nel corso della loro vita hanno offerto un contributo tangibile alla storia e all'evoluzione del nostro pianeta. Questo premio nasce dalla volontà di Alfred Nobel che, nel suo testamento, espresse il desiderio che venisse istituito un titolo per riconoscere i contributi più significativi ai processi di pace nel mondo.
Ma chi era realmente Alfred Nobel e soprattutto che cosa ha inventato oltre al famoso premio? Il nostro personaggio era un biologo svedese dalle indubbie capacità (al suo attivo ci sono oltre 350 brevetti). Ma la cosa che gli procurò fama, notorietà e soprattutto risorse economiche fu un'invenzione davvero esplosiva e apparentemente in contrasto con il suo premio per la pace. Ad  Alfred Nobel dobbiamo infatti l'invenzione della dinamite.

lunedì 2 febbraio 2009

La poesia del "tempo" (secondo i Pink Floyd)


Fin da quando ero ragazzino non ho mai sopportato di non capire il significato delle parole di una canzone straniera. Era una cosa che mi faceva infuriare. Allora i testi originali non erano facili da trovare. Alcuni dischi li avevano stampanti direttamente sulla busta interna che conteneva il disco o su un cartoncino aggiuntivo altri invece no. In questi casi partivano ricerche su ricerche e ancora adesso benedico la mitica Arcana, una casa editrice che nel proprio catalogo ha sempre dato ampio spazio alla musica e alle traduzioni dei testi.
Questa abitudine mi ha facilitato molto nell'apprendimento delle lingue e poi mi ha permesso di fare delle bellissime scoperte come ad esempio Time dei Pink Floyd. La canzone la conosciamo tutti e l'abbiamo sentita una miriade di volte (attivando la finestra di YouTube qui sotto parte la musica) ma quanti di noi hanno provato ad addentrarsi nel testo? Credo veramente pochi. Quindi mi sono messo e l'ho tradotta sperando di regalare qualcosa di piacevole e di nuovo a chi avrà voglia di leggerla.
Dalle parole in italiano emerge un lato dei Pink Floyd che pochi conoscono. Per tutti erano i signori della psichedelia e gli adetti per eccellenza alle pratiche lisergiche; le loro parole invece ci trasmettono un messaggio quasi malinconico e molto poetico. Siamo raggiunti da un senso di impotenza che ci lascia spiazzati e che non ci saremmo mai aspettati da una gruppo che abbiamo sempre considerato alternativo e comunque di rottura.
 

Time

Scandendo senza posa i momenti che rendono una giornata noiosa
Tu butti via e sprechi le ore in una strada  fuori mano
Continuando a girare in tondo in una zona della tua città
Aspettando che qualcuno o qualcosa ti indichi dove andare

Sei stanco di prendere il sole, di rimanere a casa a guardare la pioggia
Tu sei giovane, la vita é lunga e oggi c'è del tempo da ammazzare
Poi un giorno di accorgi che ti sei lasciato alle spalle dieci anni di vita
Nessuno ti ha detto quando cominciare a correre, hai perso il segnale di partenza. 
E così corri e corri per raggiungere il sole ma sta tramontando
Per girare intorno e risorgere alle tue spalle
Il sole per certi versi è sempre lo stesso ma tu sei più vecchio
Il tuo respiro è più corto e sei un giorno più vicino alla morte 

Ogni anno diventa più breve e ti sembra di non riuscire mai a trovare il tempo
Progetti che non giungono a nulla o diventano mezze pagine di scarabocchi
Attendere in una stato di tranquilla disperazione e quanto di più inglese
Il tempo è passato, la canzone è finita
Pensavo di avere più cose da dire

A casa, ancora a casa
Mi piace starci quando posso
E quando ci arrivo infreddolito e stanco
E' bello scaldare le mie ossa accanto al fuoco
Lontano, dall'altra parte del campo
Il rintocco di una campana di ferro
Invita i fedeli a inginocchiarsi
Per ascoltare parole magiche pronunciate con dolcezza.

(per il testo in lingua inglese cliccare qui)




venerdì 30 gennaio 2009

Il cantante morto in silenzio


Sono pochi giorni che è mancato Mino Reitano, uno dei principali esponenti della canzone italiana, e ad oggi sono ben pochi coloro che ne ha parlato. Povero Mino! Sfortunato nella vita ma anche nella morte.
La sua musica non era certamente quella che riempiva le sale, la sua presenza non era paragonabile a quella del Blasco nazionale e il suo spessore culturale era molto, molto lontano da quello di un Paolo Conte....ma era Mino! Il Mino che dall'estremo sud aveva avuto la forza di inseguire un sogno e costruire il suo "ranch" alle porte di Milano, ad Agrate Brianza; l'emigrante con il sorriso che lasciava trasparire le origini povere. I suoi discorsi erano sempre semplici, come la sua musica e il mondo che avrebbe voluto incontrare sulla sua strada.
Ma le cose non andarono così. Lui ebbe la stessa sfortuna di una brava cantante che ci ha lasciato tragicamente: Mia Martini, o Mimì come la chiamavano i pochi amici veri. Il mondo dello spettacolo a volte riesce ad essere crudele e rovinare le persone senza neppure toccarle, con il semplice brusio delle voci di corridoio. Per Mino fu così: si diceva che "portasse sfiga"...e la superstizione nel mondo dello spettacolo regna sovrana (nel vero senso della parola). Gli inviti erano rari e il povero Mino ha sempre dovuto lottare più degli altri per andare avanti. Attualmente non si trovano tanti contributi video su di lui...ho scelto uno dei suoi più grandi momenti di gioia. Se però proviamo a guardare oltre la commozione e l'entusiasmo ci accorgeremo che questa sua piccola grande vittoria non solo è un semplice riconoscimento, è una rivincita, una conferma sofferta e - tra le righe, nel semplice linguaggio di Mino - anche una denuncia.




giovedì 29 gennaio 2009

Lodi come Pamplona


Mi baso sulla notizia che ho appena letto e che subito mi ha fatto pensare alla spagnola Pamplona, all'Encierro e a un vecchio amico che ancora accusa i postumi di un cornata ricevuta in quell'occasione. Ma questa volta non si parla di Spagna e di spazi contrassegnati e controllati. Siamo a Lodi, alle porte di Milano e - a quanto riportano le agenzie - c'è un toro non ben identificato, che pare pesi oltre tre quintali e mezzo, che vaga non si sa bene in cerca di cosa. Non sono io a voler procurare falsi allarmismi; a quanto dicono sono coinvolti forze dell'ordine, Corpo forestale dello Stato, polizia, carabinieri, polizia locale e polizia provinciale. Certamente non si tratta di una stupidata, comunque la notizia ufficiale è qui.

Lo Scarabocchio di Google


Ieri mattina come al solito sono sceso dal letto molto presto e - superata la prima fase di acclimatamento alla vita in verticale - mi sono messo davanti al Mac. Dopo una rapida sbirciata alle notizie sono subito andato su Google per effettuare una ricerca e ho sgranato gli occhi. OK, non è una novità: a volte la testatina con il logo del motore di ricerca viene personalizzata in funzione di ricorrenze particolari ma ieri mi sembrava di avere problemi alla vista. Una volta superato il primo impatto una vocina dentro di me ha mormorato Pollock, Jackson Pollock!; ho subito riconosciuto il tratto caratteristico dei suoi "scarabocchi"e di colpo, oltre al concetto di action painting, sono riaffiorati una serie di ricordi che stazionavano nel limbo della mia mente.
Quando avevo più o meno diciotto anni ero convinto che Jackson Pollok fosse nero (anzi qui dovrei dire 'negro'): tutta colpa di Patti Smith, la grande cantante-potessa che ai tempi adoravo e che nella sua "Rock'n'roll Nigger" sancisce (al minuto 3:24) che: "Jackson Pollock was a nigger"! Furono gli insegnamenti universitari a decolorare correttamente la mia immagine dell'artista fino a riportarlo al suo colore naturale.
Ora, dopo tanti anni, riesco a capire Patti Smith e la sua canzone. Lei non parlava della pelle di Pollock (non ho resistito) ma della sua anima, del suo spirito creativo e della sua capacità di dissociarsi dal coro delle menti. Non a caso lo cita con Jimi Hendrix e a un altro grande rivoluzionario: Gesù Cristo (che viste le sue origini probabilmente aveva per davvero la pelle scura). 

mercoledì 28 gennaio 2009

La sindrome dello Scoiattolo










Hanno cominciato Paris Hilton e Lapo Elkann e ora il morbo dilaga sempre più. In giro se ne vedono a bizzeffe e le aziende stanno facendo di tutto per contribuire alla diffusione di questa tremenda epidemia, quella che confidenzialmente chiamo la "Sindrome dello Scoiattolo". Quando ti prende, le braccia si annichiliscono e assumono la classica postura da "ho agguantato la ghianda", i pollici si protendono invece verso l'eterno per migliorare la presa mentre lo sguardo diviene catatonico e assolutamente indifferente a quanto succede intorno.
La temibile "Ghianda dell'Alienazione" ha un nome, un nome che - guardacaso - riporta ai boschi alle siepi e alla natura: Blackberry (in italiano 'mora'). I sintomi della sindrome sono difficili da nascondere: l'udito diviene particolarmente sensibile e, come avviene con gli scoiattoli, vi sono rumori particolari (il classico 'boink' che segnala il ricevimento di un email) che causano reazioni incontrollate - a volte addirittura la fuga - non si può fare nulla se non assistere inermi. In alcuni casi il 'boink', dopo il primo sussulto, porta immediatamente all'estrazione della ghianda e al suo isterico smandruppamento. Durante questa fase il soggetto tipicamente produce strane espressioni, strizza gli occhi e a volte si lecca anche le labbra e perde completamente la percezione del mondo esterno. 
Molti tra i miei amici sono rimasti vittime del famigerato Blackberry e - tra le conseguenze più gravi - in alcuni casi ho riscontrato una quasi completa perdita dell'autonomia operativa. I raptus si susseguono, in macchina, in treno, in seggiovia, alcuni li ho addirittura visti portare la ghianda al gabinetto ma nessuno - dico nessuno - se ne è più liberato. Quindi, se vi propongono un Blackberry, pensateci bene: la Sindrome dello Scoiattolo è in agguato dietro l'angolo....e tra le vittime ci sono anche personaggi molto importanti.





martedì 27 gennaio 2009

Il Classico dei Classici


Una delle canzoni che nella storia della musica probabilmente ha trovato più interpretazioni è The House of the Rising Sun, un pezzo tradizionale americano che ha acquistato potenza e grande celebrità grazie all'interpretazione di Eric Burdon e degli Animals all'inzio degli anni 60. Questa prima versione moderna ha dato inizio a un processo creativo che nel corso degli anni - una dopo l'altra - ci ha regalato una miriade di nuove versioni che nella loro unicità costituiscono un piccolo filone musicale indipendente. In realtà nel 1962 viene pubblicato il primo album di Bob Dylan tra i pezzi contenuti c'è anche una versione della canzone in chiave tradizionale, sicuramente un omaggio al celebre Woody Guthrie, un punto di riferimento nella cultura del giovane cantautore che già in precedenza aveva ne aveva offerto una sua interpretazione folk. L'ascolto della canzone di offre un Bob Dylan che pochi conoscono: ai tempi non aveva ancora subito il grave incidente motociclistico che come conseguenza gli modificò la voce rendendola roca e così caratteristica come la conosciamo ora; da non dimenticare anche la versione di Joan Baez (cronologicamente e idealmente vicina a quella di Bob Dylan).
Il dopo Eric Burdon ha visto invece un'alternanza di musicisti più o meno importanti ma tutti determinati a cimentarsi con questo pezzo tradizionale. Mi sento di ricordare tra gli altri i Toto, una versione da brividi della mitica Nina Simone e una meno interessante ma comunque meritevole della prosperosa Dolly Parton. Ma la rassegna non finisce qui. The House of the Rising Sun ha coinvolto anche i BTO (Bachman Turner Overdrive), la "maledetta" Sinead O'Connor, che ci regala una versione struggente, l'italo-americano Bon Jovi, il preistorico Gary Glitter anche i tanto osannati Duran Duran. Ci sono passati pure i Muse, il re della chitarra acustica Tommy Emmanuel (che ce la regala in una interpretazione funky) e, in una versione non ufficiale tratta da un bootleg, anche i Beatles (francamente più una parodia tra amici che una canzone...ma vale comunque la menzione). Non mancano neppure le versioni italiane a partire dai Los Marcellos Ferials fino ai Bisonti, da Al Bano fino agli inossidabili e indistruttibili Pooh.
Ma in tutto questo mare grande di versioni ne preferisco una in particolare. Risale a un disco del 1987 realizzato David Johansen, ex leader dei New York Dolls, sotto lo preudonimo di Buster Pointdexter nell'omonimo album. Ancora adesso quando l'ascolto mi trasmette qualcosa;  ho fatto fatica a trovarne una versione pubblica su Internet ma alla fine ci sono riuscito ecco il link e buon ascolto!

lunedì 26 gennaio 2009

La voce delle Hawai


Israel Kamakawiwo Ole non rientra certamente nella schiera dei cantanti più famosi e popolari al mondo. Il suo nome risulta quasi impossibile da ricordare e difficile da pronunciare ma non si puo dire la stessa cosa della sua musica e della sua immagine. Ora purtroppo questo grande hawaiano da tempo non c'è più: è morto nel giugno del 1997 stroncato dai problemi respiratori procurati dalla sua obesità (aveva raggiunto i 370 Kg di peso). A noi rimangono comunque alcuni dischi e un medley (qui in particolare ho scelto una versione breve ma contenente le suggestive immagini del funerale di "IZ" - come lo chiamavano i confratelli hawaiani) che tutti conosciamo per la sua dolcezza e ancora adesso facciamo fatica ad associare all'immagine di un grasso e sgraziato gigante hawaiano. Questo "cavallo di battaglia" accorpa due canzoni molto popolari: Somewhere Over the Rainbow, un pezzo del 1939 scritto per Judy Garland e What a Wonderful World, un classico di Louis Armstrong. Il medley di Kamakawiwo ha acquisito identità propria regalando una nuova chiave di lettura a due composizioni che erano ben conosciute nella loro versione originale.
Ma in musica non esiste mai una versione assoluta, ogni brano si presta a nuove interpretazioni e ogni versione a volte è in grado di regalarci inaspettate emozioni. Qui sotto ho raccolto una Somewere over the Rainbow suonata da Tommy Emmanuel un musicista che ritengo essere uno tra i più grandi virtuosi della chitarra a livello mondiale. Per quanto riguarda infine What a Wonderful World ho voluto offrire spazio alla versione "punk" di Joey Ramone, un'interpretazione che ci regala un evergreen da una prospettiva che Louis Armstrong non avrebbe neppure potuto immaginare.






venerdì 23 gennaio 2009

Difficile da credere


A volte la cronaca riporta notizie che hanno dell'incredibile. Quella che è apparsa sui giornali questi giorni mi ha lasciato senza parola e basito al punto di non sapere se sorridere o rammaricarmi. In realtà i fatti sono drammatici ma le circostanze sono davvero uniche nel loro genere. In Molise un arzillo vecchietto di 94 anni ha trovato la forza per uccidere a colpi di attizzatoio la moglie di 50 più giovane di lui.
La cosa ancora più incredibile è che la coppia aveva alle spalle 23 anni di matrimonio e - facendo qualche semplice sottrazione - risulta che quando si sono sposati lei aveva 21 anni e lui 71. Infine mi metto dei panni del giudice che dovrà decidere le sorti di questo vecchietto: nel suo caso una condanna di cinque anni potrebbe avere gli stessi effetti di un ergastolo. In attesa della sentenza il gip ha già optato per gli arresti domiciliari.

giovedì 22 gennaio 2009

Il coraggio di cantare da Dio

Una volta ci voleva un gran coraggio a mettersi nei panni di Dio e cantare d fronte al proprio pubblico. Guccini e Gaber l'hanno fatto, entrambi a modo loro. Il primo in un disco poco conosciuto (Opera Buffa) si cala nelle vesti del creatore durante la Genesi e ci offre un'interpretazione davvero singolare e divertente della nascita del mondo e dell'uomo.
Diversa è la situazione di Io se fossi Dio di Giorgio Gaber. Il titolo prende spunto da S'i' Fosse Foco, Arderei 'l Mondo, un sonetto del poeta senese Cecco Angiolieri che si è dimostrato così attuale che lo stesso Fabrizio de Andrè scelse di metterlo in musica. I contenuti in questo caso sono molto caustici, Gaber adotta un testo forte e non risparmia nessuno, dai piccoli borghesi ai politici, fino a giornalisti e ogni schieramento di sinistra o di destra. Una canzone che ci lascia un Gaber nauseato, che non si vergogna a chiudere questa lunga canzone ammettendo che se fosse Dio si ritirerebbe a vivere in campagna.....proprio come ha scelto di fare. Ora mi chiedo quanti tra noi avrebbero voglia ai nostri giorni di abbandonare la visuale di questo squallido scenario politico e - come Gaber - ritirarci a vivere in campagna. Ma allora Toto Cutugno era davvero un pioniere!